Mangiare zucchero fa crescere il cancro? Ecco cosa dice la scienza

Il legame tra zucchero e cancro è un tema che suscita grande interesse e anche molta confusione. Da anni circolano teorie secondo cui mangiare zucchero favorirebbe direttamente la crescita tumorale, portando alcune persone a eliminare o ridurre drasticamente i carboidrati nella speranza di prevenire o rallentare il progresso del cancro. Tuttavia, la letteratura scientifica e le principali società oncologiche offrono una visione più complessa e, spesso, meno allarmista di quanto si possa pensare.

Il metabolismo dello zucchero e le cellule tumorali

Tutte le cellule del corpo umano, sia sane sia tumorali, utilizzano il glucosio come principale fonte di energia. Tuttavia, le cellule tumorali spesso presentano un metabolismo glucidico iperattivo, noto come effetto Warburg. Questo significa che consumano grandi quantità di glucosio per sostenere la loro crescita e moltiplicazione. La constatazione ha portato alcuni a pensare che assumere zucchero nella dieta possa “alimentare” direttamente il tumore e favorirne la crescita. Ma la realtà descritta dagli studi clinici epidemiologici è diversa: il semplice consumo di zucchero, anche in quantità normali o moderate, non è stato chiaramente associato alla comparsa o accelerazione dei tumori nell’essere umano.

Uno dei più ampi studi sulla popolazione, condotto su oltre 120.000 persone nei Paesi Bassi, non ha trovato alcuna correlazione convincente tra il consumo di zuccheri e la probabilità di sviluppare neoplasie. Questi risultati sono stati confermati anche da una metanalisi pubblicata sull’American Journal of Cancer Nutrition, che non ha trovato legami diretti tra consumo di zucchero e cancro, pur associando una dieta a basso contenuto di zuccheri a migliori indici generali di salute (come riduzione del diabete o delle patologie cardiovascolari).

Consumo di zuccheri e rischio di sviluppare il cancro

Anche se mangiare zucchero non causa il cancro direttamente, esistono prove crescenti che un consumo eccessivo e prolungato di zuccheri, specialmente quelli raffinati, sia associato a un maggiore rischio di sovrappeso e obesità. L’obesità è, a sua volta, un noto fattore di rischio per diversi tipi di tumore, tra cui quelli al seno, al fegato, al colon e alle vie biliari. Pertanto, il vero pericolo non risiede tanto nello zucchero come alimento “cancerogeno”, quanto nell’effetto che l’assunzione cronica e abbondante di alimenti zuccherati può avere sul peso corporeo e sulla salute metabolica generale.

Studi recenti indicano che nessun singolo alimento o componente della dieta è in grado, da solo, di aumentare o diminuire in modo significativo il rischio oncologico. È invece la qualità complessiva della dieta (insieme a fattori come attività fisica, controllo del peso e stile di vita) che ha impatto sulla probabilità di ammalarsi e sull’evoluzione della patologia. Per esempio, chi segue una dieta ricca di verdura, frutta, fibre e povera di zuccheri semplici e grassi saturi, mostra un rischio globale minore rispetto a chi consuma regolarmente bevande zuccherate, prodotti industriali e carni lavorate.

Le evidenze sui diversi tipi di tumore e sugli zuccheri

La relazione tra assunzione di zuccheri e specifici tipi di tumore è oggetto di ricerca continua. Un filone di studi si è concentrato sul cancro del colon-retto: alcune ricerche mostrano che una “dieta dolce” potrebbe aumentare la probabilità di sviluppare neoplasie intestinali, probabilmente a causa dell’effetto metabolico negativo dell’eccessivo consumo di zuccheri. Tuttavia, i dati sono ancora in parte controversi e molti studi sono condotti su modelli animali, quindi la traducibilità sui pazienti resta limitata.

Un’altra area di interesse riguarda il cancro della mammella. Studi su animali hanno indicato che diete molto ricche di fruttosio possono favorire metastasi e progressione tumorale, ma anche in questo caso si tratta di regimi alimentari estremi, difficilmente paragonabili alle abitudini alimentari umane nella quotidianità. Più che l’effetto “energetico” dello zucchero, sembra che alcune forme di zucchero, tra cui il fruttosio, possano accrescere l’infiammazione sistemica e creare un ambiente più favorevole allo sviluppo tumorale, soprattutto se associate ad altri fattori di rischio.

Fondamentale è chiarire che nessun alimento può essere visto come la causa unica della malattia. Al contrario, è l’interazione fra dieta, predisposizione genetica, ambiente e altri fattori di rischio a determinare il profilo complessivo di rischio e la possibile progressione della patologia oncologica.

Zucchero, metabolismo e nuove terapie antitumorali

Se da una parte il glucosio è indispensabile per ogni cellula, anche malata, al tempo stesso la peculiare “fame di zucchero” delle cellule tumorali sta diventando un bersaglio terapeutico interessante. Recenti ricerche hanno dimostrato che la tipica dipendenza delle cellule tumorali dal glucosio non è la vera causa dell’insorgenza del cancro, ma piuttosto una conseguenza delle alterazioni che queste cellule subiscono nei loro circuiti di riparazione del DNA e nel metabolismo. In altre parole, i tumori sviluppano una dipendenza dal glucosio per sopravvivere e proliferare, ma ciò non significa che la dieta in sé sia responsabile della trasformazione tumorale.

Nuovi approcci farmacologici sfruttano questa peculiarità. Ad esempio, l’utilizzo di specifici zuccheri modificati come il 2DG è in fase di sperimentazione preclinica. Questo derivato sintetico del glucosio viene assorbito più rapidamente dalle cellule cancerose rispetto a quelle sane e, una volta al loro interno, altera la normale produzione degli zuccheri necessari a formare il cosiddetto “scudo zuccherino” della cellula tumorale. Il risultato è una minore protezione per la cellula malata e una maggior efficacia di terapie avanzate come quelle basate sulle CAR-T. In particolari tipi di tumore, il 2DG ha dimostrato – almeno in modelli animali – di potenziare fortemente l’efficacia delle cure e di rendere le cellule tumorali più vulnerabili. Anche se promettente, questa strada è ancora lontana dall’applicazione clinica di routine.

L’importanza di una dieta equilibrata

L’eliminazione totale dei carboidrati dalla dieta – una strategia promossa da molte diete “anti-cancro” non scientificamente validate – non solo non ha dimostrato benefici nella prevenzione oncologica, ma può risultare controproducente. Privare l’organismo della corretta quota di zuccheri e carboidrati può causare malnutrizione, perdita di massa magra e riduzione delle difese immunitarie. Nei pazienti oncologici, questo stato di debolezza rischia di rendere meno efficaci i trattamenti e può addirittura peggiorare la prognosi complessiva.

Raccomandazioni confermate dai principali enti scientifici sottolineano quindi la necessità di:

  • Mantenere un peso corporeo nella norma
  • Seguire una dieta ricca di verdure, frutta, cereali integrali e fibre
  • Limitare l’assunzione di zuccheri semplici, dolci, bevande zuccherate e alimenti ultralavorati
  • Assicurare un adeguato apporto di nutrienti essenziali
  • Favorire l’attività fisica regolare

In questa prospettiva, uno stile alimentare bilanciato resta la strategia più efficace per ridurre in generale il rischio di sviluppare malattie tornatrici, compreso il cancro. Il ruolo di una corretta informazione è cruciale per sfatare miti e fake news, affinché la ricerca e le scelte quotidiane siano guidate da dati solidi e non da teorie prive di fondamento scientifico.

In sintesi: il consumo di zucchero non determina direttamente la crescita del cancro, ma un’alimentazione eccessivamente ricca di zuccheri può contribuire all’aumento del rischio attraverso l’incidenza dell’obesità e di uno stato di infiammazione cronica. Solo attraverso una visione complessiva dell’alimentazione potremo costruire solide strategie di prevenzione. Per chi desidera approfondire, la voce cancro offre un’ampia panoramica degli attuali criteri di classificazione, diagnosi e prevenzione dei tumori.

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