Contributi INPS dopo i 65 anni: cosa cambia per i pensionati e chi continua a lavorare?

Il tema dei contributi INPS dopo i 65 anni è centrale per comprendere le opportunità e le novità riguardanti i pensionati che continuano a lavorare in Italia. A questa età, molti hanno già raggiunto la pensione di vecchiaia, ma numerosi professionisti, artigiani, commercianti e lavoratori autonomi scelgono – o si trovano nella necessità – di proseguire l’attività lavorativa. Questo scenario comporta specifiche regole contributive e previdenziali, che meritano di essere analizzate nel dettaglio, vista la costante evoluzione normativa e le differenze in base alla categoria lavorativa coinvolta.

La situazione previdenziale dopo i 65 anni

La pensione di vecchiaia nel sistema italiano si matura, dal 2019 e fino almeno al 2026, a 67 anni, con un requisito contributivo minimo di 20 anni di versamenti. Tuttavia, molti lavoratori, soprattutto autonomi e titolari d’impresa, hanno già raggiunto la pensione prima di questa soglia anagrafica, grazie ad altre formule di pensionamento anticipate. Dopo i 65 anni, si aprono nuove opportunità e regole specifiche riguardanti i contributi previdenziali e il cumulo con il reddito da lavoro.

In generale, la normativa italiana prevede che, una volta ottenuta la pensione, sia possibile continuare a lavorare senza limitazioni e con piena libertà, sia come lavoratore dipendente che autonomo. Questa possibilità interessa in particolare chi vuole incrementare il proprio reddito o mantenere una posizione attiva nel mondo lavorativo.

Contributi INPS per chi continua a lavorare dopo la pensione

Nonostante il raggiungimento della pensione, chi prosegue l’attività lavorativa continua a essere soggetto al versamento dei contributi INPS. Questa regola si applica sia al lavoro dipendente che al lavoro autonomo, seppure con alcune rilevanti differenze a seconda delle gestioni previdenziali di appartenenza.

Dal punto di vista normativo, i contributi versati dai pensionati che lavorano non vanno persi e possono dare diritto al cosiddetto supplemento di pensione. Questo supplemento è una prestazione aggiuntiva che si ottiene aggiungendo i contributi maturati dopo il primo pensionamento al trattamento pensionistico già in godimento. Di norma, il supplemento può essere richiesto dopo cinque anni dalla prima decorrenza della pensione, ma il termine si riduce a due anni in specifici casi, ad esempio se si raggiunge l’età pensionabile prevista dalla gestione previdenziale o se i versamenti sono stati effettuati nella Gestione Separata.

Funzionamento del supplemento di pensione

Il meccanismo per ottenere il supplemento prevede che, al maturare dei requisiti temporali, il pensionato possa inoltrare domanda all’INPS. L’ente ricalcola la pensione includendo i nuovi contributi versati durante l’attività lavorativa post-pensionamento, e il risultato viene sommato al trattamento principale. Questa modalità incentiva la prosecuzione dell’attività lavorativa anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, offrendo una ricompensa previdenziale per i nuovi versamenti.

Agevolazioni contributive per chi ha più di 65 anni

Un aspetto di notevole interesse riguarda le agevolazioni contributive previste proprio per i pensionati che hanno compiuto 65 anni e proseguono l’attività, in particolare per artigiani e commercianti. Per il 2025, ad esempio, è stata confermata la riduzione del 50% dei contributi INPS per coloro che hanno già maturato la pensione presso la gestione INPS e continuano a operare come titolari d’impresa o autonomi. Questa misura è applicabile sia ai contributi fissi sia a quelli calcolati sul reddito eccedente il minimale.

Tuttavia, è importante sottolineare che la riduzione contributiva si traduce in una proporzionale minore copertura ai fini pensionistici: chi versa solo il 50% del contributo minimo annuo vedrà riconosciuti isolatamente 6 mesi di contributi utili ai fini previdenziali. Per maturare l’intero anno di contribuzione, occorre integrare i versamenti fino al minimo previsto dalla legge. Questa particolarità va considerata soprattutto per chi punta a raggiungere specifiche anzianità contributive, ad esempio per la pensione o i supplementi futuri.

Cumulo tra pensione e reddito da lavoro: cosa succede

Uno dei dubbi più frequenti riguarda la cumulabilità tra pensione e reddito da lavoro. La normativa vigente prevede la totale cumulabilità dei redditi da lavoro dipendente o autonomo con la pensione di vecchiaia o con la pensione anticipata. Questo vale sia per il sistema retributivo che per quello contributivo o misto, senza distinzioni legate alla data d’inizio della carriera contributiva (antecedente o successiva al 31 dicembre 1995).

L’assenza di limiti al cumulo consente ai pensionati di mantenere il proprio trattamento previdenziale senza penalizzazioni, anche in presenza di un’attività lavorativa registrata e dichiarata. Non sono inoltre previsti divieti di legge specifici che impediscano il ritorno all’attività lavorativa dopo l’accesso alla pensione, ferma restando la necessità di ottemperare agli obblighi contributivi per la nuova attività.

Casi particolari e aspetti da valutare

Un approfondimento merita la posizione degli artigiani e commercianti ultra 65enni, che possono da un lato beneficiare di agevolazioni sui contributi, ma dall’altro devono valutare con attenzione l’impatto sulla “copertura” ai fini previdenziali. Il sistema dei contributi ridotti al 50% rappresenta un importante incentivo economico, ma va gestito con oculatezza per evitare di precludersi diritti pensionistici futuri o supplementari.

Per la generalità dei lavoratori, il periodo lavorativo dopo la pensione può portare ad un incremento non solo del reddito, ma dello stesso trattamento pensionistico tramite il meccanismo del supplemento. È opportuno ricordare che, anche per chi ha già una lunga carriera alle spalle, è possibile valorizzare ulteriori anni di lavoro dopo i 65 anni, incrementando la pensione negli anni successivi tramite precise richieste all’INPS.

L’esperienza internazionale presenta diverse sfumature in tema di lavoro post-pensionamento, ma l’Italia si caratterizza per un sistema di cumulo completo e per una discreta elasticità in termini di contributi e possibilità di accesso alle prestazioni pensionistiche supplementari o aggiuntive, anche per chi ha superato una certa età anagrafica.

Chi ha raggiunto la pensione di vecchiaia e desidera mantenere un’attività lavorativa deve quindi considerare attentamente la propria situazione previdenziale, valutando sia le agevolazioni disponibili sia l’opportunità di incrementare ulteriormente la pensione futura attraverso il supplemento e l’accredito di nuovi contributi, tenendo presente il quadro normativo in costante aggiornamento.

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